Attraverso l’artefatto. Ovvero: cosa ha fatto e cosa può fare la semiotica per il design?
Abstract
Del desiderio di possesso degli oggetti, a scapito del desiderio di agire attraverso di essi, è in parte responsabile anche il design. Tuttavia, è in atto da tempo un’inversione di tendenza che concepisce l’artefatto come stimolatore di azioni e di comportamenti; un design il cui fine punta al servizio che offre all’utenza, al beneficio cognitivo ed emotivo che l’artefatto è in grado di favorire, alle sue conseguenze culturali, economiche, antropologiche. L’attenzione del design verso la sostenibilità ambientale, le questioni di genere, il multiculturalismo, ecc. ne è testimone. Così come la crescente visione critica della realtà sociale. Da qui una domanda: che cosa può fare la semiotica per il design? Ripercorrendo la storia dei rapporti fra semiotica e design, si propone di rovesciare la concezione del testo-artefatto: da oggetto di analisi per indagare che cosa esso ci dice, a congegno che, per il modo in cui è stato concepito, innesca operazioni a beneficio dei propri utenti.
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