https://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/issue/feedAIS/Design. Storia e Ricerche2025-03-11T01:03:03+01:00Raimonda Riccinidirettore@aisdesign.orgOpen Journal Systems<p class="p1"><span class="s1"><strong>AIS/Design. Storia e Ricerche</strong></span><span class="s2"> è la rivista on line, a libero accesso e peer-reviewed, dell’Associazione Italiana Storici del Design (AIS/Design). <br></span><span class="s2">La rivista, fondata nel 2012, pubblica ricerche in tutti gli ambiti della storia del design.</span></p> <p class="p1"><span class="s1"><strong>ISSN:</strong></span><span class="s2"> 2281-7603</span></p> <p class="p1"><span class="s1"><strong>Periodicità:</strong></span><span class="s2"> semestrale<br></span></p> <p class="p1"><span class="s2"><strong>Indicizzazione:</strong> <a href="https://www.anvur.it/wp-content/uploads/2022/02/Elenco-riviste-scient_Area08_IIIquad_090222.pdf" target="_blank" rel="noopener">Anvur</a>, <a href="https://scholar.google.com/scholar?start=0&q=AIS+design+storia+e+ricerche&hl=it&as_sdt=0,5" target="_blank" rel="noopener">GoogleScholar</a>, <a href="https://www.netscientificjournals.com/smart-platform/journal/ais-design-journal/" target="_blank" rel="noopener">Net Scientific Journals</a>, <a href="https://portal.issn.org/resource/ISSN/2281-7603" target="_blank" rel="noopener">ROAD</a>.</span></p>https://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/304Saluto del gruppo di direzione2025-03-11T01:02:59+01:00Giampiero Bosonigiampiero.bosoni@polimi.itElena Dellapianaelena.dellapiana@polito.itJeffrey Schnappjeffrey@metalab.harvard.edu<p><span style="font-weight: 400;">Il mandato di direzione di “AIS/Design Journal Storia e Ricerche”, dopo cinque appuntamenti (di cui il primo interlocutorio e introduttivo) si chiude con questo numero. I direttori Giampiero Bosoni, Elena Dellapiana, Jeffrey Schnapp, e il comitato di direzione formato da Imma Forino, Antonio Labalestra, Ramon Rispoli, Marco Sironi e Davide Turrini salutano la rivista, ripercorrendo il mandato di direzione.</span><span style="font-weight: 400;"><br></span></p>2025-03-10T20:58:28+01:00Copyright (c) 2025 Giampiero Bosoni,Elena Dellapiana,Jeffrey Schnapphttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/305Design e televisione, un rapporto dialettico2025-03-11T01:02:59+01:00Derrick de Kerckhovederrickclaude.dekerckhove@polimi.it<p class="p1">All’inizio della mia carriera, ho avuto il privilegio di lavorare al fianco di Marshall McLuhan, la cui profonda comprensione dei media come estensioni delle facoltà umane ha cambiato per sempre il modo in cui percepiamo il rapporto tra tecnologia e società. Il famoso detto di McLuhan “il mezzo è il messaggio” ha assunto nuove dimensioni mentre esploravamo l’impatto trasformativo della televisione sulle strutture sociali e sulla coscienza culturale. Ricordo di aver apprezzato molto il libro di Jerry Mander <em>Four Arguments for the Elimination of Television</em>. In seguito, il lavoro innovativo di Bill Moyers su “TV as Public Mind” ha ulteriormente chiarito come la televisione modella il pensiero collettivo, mentre il mio contributo di oltre 100 scenari per uno dei primi canali educativi formali, TVOntario, mi ha offerto un’esperienza diretta del potenziale educativo della televisione.</p> <p class="p2">Queste esperienze hanno gettato le basi del mio interesse per il rapporto tra design e televisione, due forze che hanno plasmato la nostra esistenza moderna, influenzandosi a vicenda in un dialogo continuo. I saggi raccolti in questo volume esplorano questo rapporto con particolare enfasi sul contesto italiano, dove la televisione e la cultura del design hanno sviluppato un rapporto simbiotico unico che illumina modelli globali più ampi.</p>2025-03-10T21:07:04+01:00Copyright (c) 2025 Derrick de Kerckhovehttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/306Dal telecomando alla città: design e televisione dalle origini a oggi2025-03-11T01:03:00+01:00Gabriele Nerigabriele.neri@polito.it<p class="p1">Estendendo il suo raggio d’azione dal telecomando alla città, per parafrasare il noto motto di Ernesto N. Rogers, nel secolo scorso l’universo televisivo ha rappresentato uno straordinario ambito d’indagine per la cultura del progetto, secondo percorsi plurimi e complessi. Riferendoci, con ampia licenza, alle definizioni di Erwin Panofsky (<em>Die Perspektive als symbolische Form</em>, 1927) e di Raymond Williams (<em>Television: Technology and Cultural Form</em>, 1974), la televisione può infatti essere intesa come una fondamentale “forma simbolica” del secolo scorso, che proprio nel nuovo millennio — all’epoca delle sue ibridazioni digitali — sembra finalmente offrirsi per una matura analisi critica anche da parte della storia del design. La misura di una sempre maggiore “storicizzazione” del fenomeno televisivo è del resto evidente in molti campi: uno per tutti quello dell’arte contemporanea, nel passaggio della TV da mezzo espressivo a memoria retrospettiva, ad esempio come espressa nella mostra “TV 70: Francesco Vezzoli guarda la RAI” alla Fondazione Prada di Milano, del 2017.</p> <p class="p2">Nel corso del Novecento, infiniti pensatori hanno ragionato sulle conseguenze della struttura, della forma e del funzionamento della televisione. Gli studi di Marshall McLuhan, Umberto Eco, Harry Y. Skornia, Joshua Meyrowitz, Jean Baudrillard, Hans M. Enzensberger, Neil Postman, Jerry Mander, Karl Popper, Jean-Louis Missika, Dominique Wolton e Nicholas Negroponte, solo per citare alcuni nomi, hanno messo chiaramente in luce le conseguenze percettive, culturali, sociali, politiche, ideologiche e identitarie di una scatola magica che da medium è divenuta molto altro. In continuità o per contrasto, anche negli ultimi decenni millennio sono fioriti gli studi sul tema, spesso ibridandosi con la <em>new media history and theory</em>.</p>2025-03-10T00:00:00+01:00Copyright (c) 2025 Gabriele Nerihttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/307Dalla Casa Telematica al nuovo spazio domestico2025-03-11T01:03:00+01:00Ugo La Pietrainfo@ugolapietra.com<p class="p1">“Le nuove tecnologie elettroniche consentono una tale produzione di immagini, visive e sonore, che ormai ognuno di noi deve imparare a convivere con il proprio doppio, in qualche modo riprodotto.<br>I confini tra “l’immaginario” e “la memoria” si fanno impalpabili, umbratili; l’uno dissolve, si sovrappone, all’altra.<br>Il mondo si frantuma in immagini e le immagini sono il mondo”.<br>Con queste parole il semiologo Gianfranco Bettetini e il suo allievo Aldo Grasso ci introducevano, all’inizio degli anni Ottanta, a nuovi concetti e comportamenti che stavano modificando la nostra società con la nascita della telematica e dell’informatica.<br>Erano le premesse per la mostra “La Casa Telematica” alla Fiera di Milano nel 1983.</p>2025-03-10T21:21:11+01:00Copyright (c) 2025 Ugo La Pietrahttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/302Il progetto della televisione in Italia2025-03-11T01:03:00+01:00Marta Vitalemarta.vitale@unicampania.itAlberto Bassibassi@iuav.it<p class="p1"><em>La televisione è stata un artefatto centrale della modernità e il suo impatto socioculturale si è riconosciuto anche nella nuova configurazione degli spazi abitati. <br></em><em>In Italia, a partire dalle ricerche fra le guerre, l’apparecchio televisivo ha sviluppato una propria identità, consacratasi negli anni Cinquanta e Sessanta, grazie alla eccellente collaborazione fra l’azienda Brionvega e l’architetto e designer Marco Zanuso.<br></em><em>Nella fase cruciale dell’avvio della globalizzazione, che coincide, non a caso, con l’approdo al potere del “signore delle televisioni” Silvio Berlusconi, il capitale e l’impresa hanno privilegiato la rendita rispetto al rischio di investimento sulla ricerca, con determinanti conseguenze per il Made in Italy, che hanno portato pure ad un omologato nuovo millennio “senza design”. In questo contesto, la mostra “La Casa Telematica” del 1983 allestita da Ugo La Pietra alla Fiera di Milano rappresenta emblematicamente il design della televisione in Italia e, al contempo, ne dichiara la fine</em></p>2025-03-10T00:00:00+01:00Copyright (c) 2025 Marta Vitale,Alberto Bassihttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/308Television vs Interiors2025-03-11T01:03:00+01:00Giampiero Bosonigiampiero.bosoni@polimi.it<p class="p1"><em>Questo studio esplora il televisore sia come traguardo del design industriale sia come elemento chiave dell’interior design, influenzando gli spazi domestici dalla metà del XX secolo in poi. Mentre teorici dei media come Adorno, McLuhan ed Eco hanno analizzato il potere comunicativo della televisione, pochi hanno esaminato il suo impatto fisico e simbolico nella casa, dove essa ha progressivamente sostituito il camino come fulcro domestico. La cultura del design italiano, caratterizzata dall’incontro tra architettura e industria, ha risposto strategicamente alla crescente presenza del televisore. Inizialmente nascosto all’interno di mobili, il televisore ha gradualmente conquistato visibilità, influenzando la disposizione degli arredi e l’orientamento delle sedute. Se gli architetti moderni, inizialmente, hanno spesso trascurato il suo ruolo, pionieri come Marcel Breuer lo hanno integrato nel progetto d’interni, spostando l’attenzione prima rivolta all’elemento del camino come focolare domestico. Attraverso un’analisi storica della rivista “Domus” e delle innovazioni italiane, tra cui le soluzioni modulari e le reinterpretazioni radicali di Castiglioni e Zanuso, questo studio evidenzia il ruolo trasformativo della televisione negli spazi domestici, da oggetto nascosto a elemento centrale dell’abitare. </em></p>2025-03-10T21:29:58+01:00Copyright (c) 2025 Giampiero Bosonihttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/309The Glass House on TV and as TV2025-03-11T01:03:01+01:00Beatriz Colominacolomina@princeton.edu<p class="p1"><em>Questo saggio esplora l’intersezione di due sogni fondamentali del XX secolo: la casa di vetro e la televisione, contestualizzati attraverso una lettura insolita della Glass House di Philip Johnson. Costruita nel 1949, la Glass House rappresenta l’apice della trasparenza in architettura, radicata nelle visioni utopiche di Paul Scheerbart, Bruno Taut e Mies van der Rohe. Il design di Johnson trascende l’architettura tradizionale, presentando la casa come un’immagine, un “sogno in forma fisica”, che offre un senso di chiusura pur mettendo in discussione la nozione di apertura. </em></p> <p class="p2"><em>Pur evitando le tecnologie mediatiche come la televisione al suo interno, la stessa Glass House ha operato come un mezzo di trasmissione, servendo da piattaforma per l’immagine pubblica di Johnson e per la sua sperimentazione architettonica. Vista metaforicamente come una “zattera”, la casa concilia il contenimento spaziale con un senso di distacco fluttuante, riecheggiando l’orizzontalità della Farnsworth House di Mies e creando al contempo un’intima connessione con il paesaggio circostante. <br></em><em>La Glass House riflette anche l’ascesa della televisione come mezzo integrato nelle case americane della metà del secolo, sebbene la creazione di Johnson resistesse attivamente all’integrazione tecnologica. Diventando un palcoscenico per apparizioni mediatiche, mostre e discussioni, la Glass House esemplifica una dualità: è sia un laboratorio architettonico che un reality show, trasmettendo perpetuamente l’eredità dell’architetto. Questo saggio colloca la Glass House al crocevia tra architettura modernista, design, cultura dei media e autorappresentazione.</em></p>2025-03-10T21:39:14+01:00Copyright (c) 2025 Beatriz Colominahttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/310Inhabiting Television2025-03-11T01:03:01+01:00Mark Wigleymaw152@columbia.edu<p class="p1"><em>La televisione è emersa tra l’avvento della radio e quello di internet, sfidando l’architettura a ridefinirsi. Pionieri come Ivan Leonidov e Buckminster Fuller concepirono la televisione non solo come un mezzo di comunicazione, ma come un componente integrale dell’architettura, capace di dissolvere le forme urbane tradizionali in una connessione planetaria. La 4D House di Fuller, un’abitazione polemicamente autonoma e trasportabile, dotata di unità integrate per la trasmissione e la ricezione, rappresentava infatti il passaggio dalle connessioni fisiche a quelle elettroniche, anticipando la fine dell’architettura statica e dell’educazione centralizzata. Secondo Fuller, la televisione avrebbe trasformato gli edifici in partecipanti attivi di un sistema globale di informazione, dando vita a un nuovo ordine sociale post-politico.<br></em><em>Mentre Fuller vedeva nella televisione una forza democratizzante, Reyner Banham metteva invece in guardia contro il rischio che essa rafforzasse le élite. L’ottimismo di Fuller si estendeva a concetti come il Geoscope, uno schermo televisivo sferico globale in grado di visualizzare dati planetari in tempo reale per decisioni collettive. Per Fuller, la televisione non rappresentava il futuro, ma un’estensione della capacità intrinseca dell’umanità di elaborare e proiettare informazioni, simile al “televisore omnidirezionale” del cervello.<br></em><em>Questo saggio traccia il ruolo evolutivo della televisione nel pensiero architettonico, dalla sua promessa utopica alla sua obsolescenza nell’era dei cellulari, evidenziando come essa abbia ridefinito l’architettura, dissolvendo confini e diventando il fondamento di un nuovo mondo interconnesso. </em></p>2025-03-10T21:47:25+01:00Copyright (c) 2025 Mark Wigleyhttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/311Towards a Better Television2025-03-11T01:03:01+01:00Grazia Querciag.quercia@unimarconi.itMarco Manframarco.manfra@unicam.it<p class="p1"><em>Negli anni Cinquanta e Sessanta, un periodo dominato dalla comunicazione audiovisiva, la televisione si diffonde rapidamente, mediatizzando le dinamiche relazionali. Eppure, negli Stati Uniti, il suo impiego si orienta verso una civilizzazione nazionalista e di educazione alla cultura del consumo, sostenuta da un design mirato alla commercializzazione massiva. <br></em><em>In questo scenario, in contrapposizione a tale tendenza, e in linea con le contemporanee riflessioni sul </em>medium <em>televisivo come veicolo di educazione alternativa e socializzazione, la televisione — intesa sia come palinsesto, sia come dispositivo fisico — diventa, nelle mani di Victor Papanek, strumento di critica sociale. <br></em><em>Mediante una rilettura storiografica degli studi classici sui media e del design, interrelati nel lavoro di Papanek, il contributo analizza il programma televisivo educativo </em>Design Dimensions <em>(1959-1962), e il progetto </em>Ujamah<em>, televisore per l’Africa, come occasioni per promuovere una cultura del progetto finalizzata al miglioramento sociale, risemantizzando così il concetto di una </em>better television<em>. </em></p>2025-03-10T21:56:22+01:00Copyright (c) 2025 Grazia Quercia,Marco Manfrahttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/312L’influenza degli audiovisivi sull’immagine femminile2025-03-11T01:03:01+01:00Raissa D'Uffizziraissa.duffizi@uniroma1.itFederica Dal Falcofederica.dalfalco@uniroma1.it<p class="p1"><em>Nella contemporaneità, il patrimonio audiovisivo è considerato un genere di prova storica nella ricostruzione di eventi politici, sociali e stili di vita, soprattutto del Novecento. Oltre alla restituzione dei fatti, lo studio delle testimonianze visive e sonore consente di individuare indizi del recente passato legati a spazi pubblici e domestici, a sistemi di oggetti, alla comunicazione, ai comportamenti. Il contributo si interroga sull’influenza degli audiovisivi sulla condizione e l’immagine delle donne italiane, considerando segmenti temporali cui corrispondono linguaggi particolarmente persuasivi. Il primo periodo riguarda gli anni del fascismo, dal 1930 al 1943, con una selezione dei cinegiornali Luce dedicati alla donna, dai quali si evince come la più potente macchina propagandistica del regime abbia plasmato le figure di moglie, madre e ardente patriota, documentando le attività nelle scuole di educazione domestica, la militanza nelle associazioni del partito, la partecipazione alle grandi adunate. Nel dopoguerra, con </em>La Pagina della donna <em>de </em>La Settimana Incom<em>, al clima della ricostruzione corrisponde una narrazione del femminile accattivante, lontana dai patimenti della guerra, aperta ai consumi, in particolare ai nuovi standard della moda. Nella seconda parte, con la diffusione della televisione nelle case, sono analizzate le pubblicità di Carosello dal 1958 al 1970. La selezione delle pubblicità è condotta evidenziando il condizionamento apportato dal boom economico dove il principale e più soddisfacente ruolo per la donna è quello della casalinga, che si fa mediatrice della promozione di prodotti domestici. Viene poi considerata l’evoluzione della condizione femminile dopo il Sessantotto, anni in cui si iniziano ad avvertire i primi cambiamenti nel segno dell’emancipazione. </em></p>2025-03-10T00:00:00+01:00Copyright (c) 2025 Raissa D'Uffizzi,Federica Dal Falcohttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/313La TV da sfogliare2025-03-11T01:03:02+01:00Ludovica Pololpolo@iuav.it<p class="p1"><em>La diffusione del Televideo Rai, a metà anni ’80, segna un passaggio storico nella televisione italiana: la possibilità di leggere e consultare informazioni scritte sul televisore, trasformando il ruolo degli utenti da passivo ad attivo. Attraverso il primo teletext italiano, contenuti testuali e grafiche elementari portano il pubblico verso nuove modalità di fruizione e anticipano un’esperienza simile a quella dell’allora futuro web. Questo contributo esamina (i) gli aspetti progettuali del Televideo e (ii) il cambiamento che ha apportato nell’uso della TV, evidenziando come il sistema abbia introdotto, anche grazie ad una grafica intuitiva, se pur profondamente limitata dai vincoli tecnici, le basi per una nuova forma di interazione televisiva, destinata a evolversi con funzioni come la sottotitolazione e l’accesso a software tramite televisore. Presentato come </em>un quotidiano da sfogliare <em>tramite campagne promozionali Rai, articoli sul </em>Radiocorriere<em>, pubblicità cartacee, spot TV e radio, Televideo viene intensamente promosso sia dai media tradizionali che dalla TV, così da educare il pubblico all’esplorazione autonoma delle funzionalità offerte dal servizio. </em></p>2025-03-10T22:18:56+01:00Copyright (c) 2025 Ludovica Polohttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/314Videografica televisiva di sensibilizzazione sociale2025-03-11T01:03:02+01:00Giulia Panadisigiulia.panadisi@uniroma1.itVincenzo Masellivincenzo.maselli@uniroma1.it<p class="p1"><em>L’articolo propone l’analisi di una increspatura della storia della comunicazione televisiva italiana che riguarda una specifica tipologia di contenuti e di linguaggi grafici prodotti per il mezzo televisivo: le campagne sociali che hanno utilizzato artefatti videografici per affrontare argomenti delicati come l’abuso di sostanze e la prevenzione delle malattie. <br></em><em>L’articolo ripercorre le esperienze più rappresentative che negli ultimi sessant’anni hanno utilizzato la televisione come veicolo per la diffusione di questa tipologia di prodotti comunicativi, per poi concentrarsi sul racconto dell’ultima campagna crossmediale sui rischi legati alle dipendenze da sostanze stupefacenti </em>Fermati. Pensaci un minuto<em>, realizzata da Rai, in collaborazione con il Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Attraverso scelte estetiche radicali e un uso sperimentale di linguaggi di comunicazione la campagna conferma la rilevanza e l’efficacia comunicativa di cui ancora oggi il medium televisivo si fa portatore. </em></p>2025-03-10T22:28:08+01:00Copyright (c) 2025 Giulia Panadisi,Vincenzo Masellihttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/315Le antenne televisive: oggetti tecnici alla grande scala2025-03-11T01:03:02+01:00Matteo Oconematteo.ocone@students.uniroma2.eu<p class="p1"><em>Lo studio raccoglie alcuni esiti di una ricerca sui punti di dialogo tra i mondi dell’ingegneria e del design. In particolare, in questo contributo si vuole analizzare l’antenna televisiva come oggetto tecnico con un suo specifico valore formale, e di come questo, più di settanta anni fa, contribuì alla diffusione di un nuovo costume in Italia. <br></em><em>Vengono pertanto indagati l’oggetto tecnico e la sua diffusione, dalle prime antenne televisive che hanno connesso sperimentalmente Torino e Milano, all’ingresso dei programmi televisivi nelle case degli italiani. Si tratta di antenne costruite nel paesaggio, urbano ed extraurbano, la cui evoluzione mostra come il risultato progettuale segua strettamente una necessità tecnica, e di come la forma sia stata plasmata — ad esempio per l’attuale Torre del Parco Sempione di Milano — dalla sensibilità di un gruppo di progettisti. Proprio grazie alla disseminazione nel territorio italiano delle antenne è stata possibile la diffusione del segnale, dunque, della televisione, con il conseguente accrescimento del suo ruolo sociale come mezzo di comunicazione di massa. <br></em><em>Partendo da una indagine sulla letteratura tecnica circa il funzionamento delle antenne, si è cercato di mettere in relazione le fonti storiche con le conoscenze tecniche nell’ambito delle telecomunicazioni, così da ricostruire l’evoluzione dell’oggetto antenna alla scala del paesaggio e il suo valore formale. La ricerca è stata condotta in diversi archivi storici, in particolare nelle Teche Rai, che documentano la difficile diffusione del segnale televisivo nel complesso territorio italiano. </em></p>2025-03-10T22:37:12+01:00Copyright (c) 2025 Matteo Oconehttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/316Design in TV: un primo atlante delle trasmissioni RAI (1956-2000)2025-03-11T01:03:02+01:00Sila Berrutisila.berruti@uniroma2.itFederico O. Oppedisanofederico.oppedisano@unicam.it<p class="p1"><em>Dalla sua nascita, la televisione italiana ha mostrato un forte potenziale divulgativo, raggiungendo ampie fasce di popolazione e contribuendo all’alfabetizzazione. Tale potenziale ha dato vita al genere del programma divulgativo, radicato nella cinematografia scientifica e scolastica, utilizzato per temi complessi come storia, letteratura, arte e design. Già agli esordi della RAI, il design trova spazio in rubriche specializzate e programmi scientifici: tra gli anni ’60 e ’70, trasmissioni come Cronache del XX secolo e Habitat spiegano al pubblico il processo creativo e produttivo del design, integrandolo con arte, artigianato e architettura. Negli anni ‘80, programmi come Dal cucchiaio alla città e Il Piacere di Abitare documentano l’evoluzione del design italiano, testimoniando la professionalizzazione del settore. Sul finire degli anni Novanta, Lezioni di Design (1988-2000), premiato con il Compasso d’Oro, riordina la presenza del design nel palinsesto televisivo, offrendo una visione organica della disciplina. Questo contributo, attraverso la ricerca negli archivi RAI, si propone di mappare la presenza del design nei programmi TV, analizzando l’evoluzione del racconto televisivo dal modello lineare all’affermarsi dei canali tematici. </em></p>2025-03-10T22:49:07+01:00Copyright (c) 2025 Sila Berruti,Federico O. Oppedisano