https://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/issue/feedAIS/Design. Storia e Ricerche2024-09-05T19:16:24+02:00Raimonda Riccinidirettore@aisdesign.orgOpen Journal Systems<p class="p1"><span class="s1"><strong>AIS/Design. Storia e Ricerche</strong></span><span class="s2"> è la rivista on line, a libero accesso e peer-reviewed, dell’Associazione Italiana Storici del Design (AIS/Design). <br></span><span class="s2">La rivista, fondata nel 2012, pubblica ricerche in tutti gli ambiti della storia del design.</span></p> <p class="p1"><span class="s1"><strong>ISSN:</strong></span><span class="s2"> 2281-7603</span></p> <p class="p1"><span class="s1"><strong>Periodicità:</strong></span><span class="s2"> semestrale<br></span></p> <p class="p1"><span class="s2"><strong>Indicizzazione:</strong> <a href="https://www.anvur.it/wp-content/uploads/2022/02/Elenco-riviste-scient_Area08_IIIquad_090222.pdf" target="_blank" rel="noopener">Anvur</a>, <a href="https://scholar.google.com/scholar?start=0&q=AIS+design+storia+e+ricerche&hl=it&as_sdt=0,5" target="_blank" rel="noopener">GoogleScholar</a>, <a href="https://www.netscientificjournals.com/smart-platform/journal/ais-design-journal/" target="_blank" rel="noopener">Net Scientific Journals</a>, <a href="https://portal.issn.org/resource/ISSN/2281-7603" target="_blank" rel="noopener">ROAD</a>.</span></p>https://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/297Senso e progetto.2024-09-05T19:16:21+02:00Dario Manganodario.mangano@unipa.it<p>Il numero esplora i rapporti intercorsi, in una dimensione storica, tra design e semiotica. Gli approcci dei contributi possono essere di duplice natura: da una parte l’esplorazione della dimensione dello Strutturalismo e delle sue connessioni con il design, il dibattito sul progetto, l’uso nella didattica e gli esiti che ne conseguono, e dall’altra l’uso della semiotica come chiave interpretativa del design nelle diverse culture progettuali. Ci si vuole interrogare su come la scienza dei segni (e dei loro significati) abbia influenzato il lavoro di progettisti e storici in Italia e altrove e su quali strade si possano ancora percorrere.</p>2024-09-05T00:00:00+02:00Copyright (c) 2024 Dario Manganohttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/288Why is a Latourian Approach to Design Relevant Today? Five Statements2024-09-05T19:16:21+02:00Albena Yanevaalbena.yaneva@polito.it<p>The Science and Technology Studies (STS) tradition ‘flourished’ in the 1980s in the aftermath of the structuralism wave and generated new concepts and methodologies for the understanding of society, technological innovation and design. In the past two decades STS, and in particular Actor-Network-Theory (ANT), associated with the name of Bruno Latour, gained popularity among researchers in the fields of design and architecture studies. This article will outline the key epistemological offerings of Latour’s social theory for design researchers. I will present five key arguments from the work of Bruno Latour: <em>We Have Never Been Modern, There is no Society. Follow the Actors, Objects Mediate Social Relations, We are Locked in the Critical Zone, Give me a Gun and I will Make All Buildings Move</em>. I will then introduce key methodological insights for developing a pragmatist approach to design, inspired by Latour.</p>2024-09-05T00:00:00+02:00Copyright (c) 2024 Albena Yanevahttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/290Una lunga e discontinua storia. Tre episodi dalla storia delle relazioni semiotica-design e alcune riflessioni per la sua storiografia.2024-09-05T19:16:22+02:00Alvise Mattozzialvise.mattozzi@polito.it<p class="p1">L’articolo esplora la lunga e discontinua storia delle relazioni semiotica-design attraverso tre episodi chiave. Si evidenziano differenze e vere e proprie rotture epistemologiche tra gli approcci semiotici che hanno dialogato con il design, in particolare rispetto alla significazione-comunicazione degli artefatti d’uso. Tali differenze e rotture mettono in discussione l’idea di una continuità storica e fors’anche disciplinare. Tuttavia, emergono anche connessioni inaspettate. Comprendere queste differenze può rendere storici e storiche del design più sensibili quando intendono ricostruire storiograficamente le relazioni semiotica-design.</p>2024-09-05T15:51:30+02:00Copyright (c) 2024 Alvise Mattozzihttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/291Attraverso l’artefatto. Ovvero: cosa ha fatto e cosa può fare la semiotica per il design?2024-09-05T19:16:22+02:00Salvatore Zingalesalvatore.zingale@polimi.it<p class="p1">Del desiderio di possesso degli oggetti, a scapito del desiderio di agire <em>attraverso</em> di essi, è in parte responsabile anche il design. Tuttavia, è in atto da tempo un’inversione di tendenza che concepisce l’artefatto come stimolatore di azioni e di comportamenti; un design il cui fine punta al servizio che offre all’utenza, al beneficio cognitivo ed emotivo che l’artefatto è in grado di favorire, alle sue conseguenze culturali, economiche, antropologiche. L’attenzione del design verso la sostenibilità ambientale, le questioni di genere, il multiculturalismo, ecc. ne è testimone. Così come la crescente visione critica della realtà sociale. Da qui una domanda:<em> che cosa può fare la semiotica per il design?</em> Ripercorrendo la storia dei rapporti fra semiotica e design, si propone di rovesciare la concezione del testo-artefatto: da oggetto di analisi per indagare che cosa esso ci dice, a congegno che, per il modo in cui è stato concepito, innesca operazioni a beneficio dei propri utenti.</p>2024-09-05T00:00:00+02:00Copyright (c) 2024 Salvatore Zingalehttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/292Manutenzione simbiotica. La cura materiale dello spazio.2024-09-05T19:16:23+02:00Gianluca Burgiogianluca.burgio@unikore.it<p>Le condizioni urbane e architettoniche attuali e la consapevolezza contemporanea della materialità di queste entità spaziali, ci obbligano a pensare a un design - nell’accezione anglosassone - attento all’ecologia delle relazioni: i dispositivi pensati dai progettisti (a qualsiasi scala) contribuiscono attivamente a costruire non solo l’oggetto in sé, ma contribuiscono anche alla costruzione di collettivi, alimentano relazioni, pongono questioni e regolano controversie. La trasformazione della materia, l’intervento urbano e tutte le alterazioni di assetti spaziali dati, sono forme di stabilizzazione materiale di un fascio di controversie con le quali più attori si trovano a negoziare. Da questo processo - che non è né un fatto astratto, né l’esito di un atto creativo delegato a un presunto sapere superiore del designer - prende forma un’architettura o un pezzo di città.<br>Questa forma di stabilizzazione non si esaurisce quando il progetto si realizza: in realtà, giusto in quel frangente, comincia <em>un’altra </em>vita relazionale dell’entità progettata, comincia il flusso di informazioni tra i diversi attori che co-costruiscono lo spazio e che vivono simbioticamente con l’oggetto di design. Tuttavia, affinché le città, gli oggetti o le architetture funzionino, è necessario generare processi di manutenzione che si prendano cura della materialità degli oggetti, la cui fragilità, se trascurata, condurrebbe alla de-stabilizzazione materiale e alla messa in crisi dei sistemi relazionali: un'infrastruttura che non funziona può creare disagi materiali, colpisce con una certa precisione interi collettivi, fino a provocare effetti anche sul cosiddetto ambiente naturale. L’architettura moderna ha generato una narrazione nella quale la manutenzione è stata cancellata, e con essa sono stati invisibilizzati processi, materiali e persone. Il design - soprattutto quello architettonico - pretende(va) di risolvere in sé tutte le questioni materiali e di consegnare alla posterità oggetti destinati a una sorta di eternità intangibile. Tuttavia, la loro vita dipende dall’<em>entanglement</em> con altre entità con le quali le architetture si intrecciano in maniera simbiotica e co-emergente. Oggetto di questo contributo sarà, dunque, un’analisi dei processi manutentivi e del loro ruolo “progettuale” e politico in ambito urbano e architettonico, dal momento che questioni come la solidità, la durata e la resistenza materiale delle entità spaziali dipendono in modo incontrovertibile dalla cura e dalla manutenzione.</p>2024-09-05T16:39:10+02:00Copyright (c) 2024 Gianluca Burgiohttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/293Un’archeologia del futuro della moda: trame semiotiche e anticipazioni estetiche dalla Space Age all’orizzonte Postdigitale.2024-09-05T19:16:23+02:00Michela Mustomichela.musto@unicampania.it<p>Il contributo si propone di sviluppare un’investigazione relativa ai meccanismi con cui la moda esercita la sua capacità predittiva e anticipatoria, analizzando l'incidenza dei segni e dei simboli vestimentari in due periodi storici distinti: la Space Age degli anni Sessanta e l'avvento del FashionTech agli albori del nuovo millennio. Attraverso i fondamenti della semiotica classica, il contributo si prefigge di elaborare un'interpretazione sistemica della moda, evidenziando l'importanza di strumenti, tecnologie e meccanismi di comunicazione che hanno modellato il suo significato nel tempo e nella percezione del tempo futuro. Pur essendo un fenomeno intrinsecamente legato al presente e ai suoi segni contemporanei, la moda si proietta costantemente verso ciò che sarà, fungendo da medium per esplorare e riflettere sulle visioni emergenti come immaginario culturale collettivo. La Space Age Couture degli anni Settanta, influenzata dai progressi tecnologici e da un clima di ottimismo, ha visto pionieri come Pierre Cardin e Paco Rabanne creare un'estetica futuristica con materiali sintetici e forme geometriche. Con il nuovo millennio, il FashionTech ha introdotto tecnologie indossabili e nuovi materiali, trasformando l'abito in un'entità ibrida. Designer come Iris van Herpen e Anouk Wipprecht superano i confini tra moda, arte e tecnologia, ponendo le basi per un sistema semiotico rinnovato caratterizzato da forme ibride che trascendono le dicotomie tra spazio e terra, tra presente e futuro.</p>2024-09-05T16:55:52+02:00Copyright (c) 2024 Michela Mustohttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/294Dal testo grafico alla scrittura: le intersezioni fra semiotica e grafica in Italia negli anni ottanta.2024-09-05T19:16:24+02:00Andrea Lanciaandrealancia7@gmail.com<p>Se è possibile quantomeno identificare dei filoni del rapporto tra semiotica e design del prodotto, architettura e arte, e del più recente fra semiotica e marketing-pubblicità, appare meno studiata l’interazione fra semiotica e quello che attualmente definiamo design della comunicazione. Attraverso una ricostruzione filologica e un’analisi dei testi fondamentali, l’articolo indaga gli interessi reciproci che negli anni ottanta si sviluppano fra grafica e semiotica in Italia, ricostruendo gli albori del rapporto fra le discipline e il suo sviluppo durante il decennio. Si evidenzia, infine, l’apporto che tale ricostruzione può dare nel chiarire alcune questioni epistemologiche tutt’oggi problematiche nel mondo della progettazione grafica.</p>2024-09-05T17:54:04+02:00Copyright (c) 2024 Andrea Lanciahttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/295Note su semiotica e design. 2024-09-05T19:16:24+02:00Alessandro Castagnaroalessandro.castagnaro@unina.itRenato De Fuscorendefus@unina.it<p class="p1">Testo pubblicato originalmente su <em>Op.Cit. Selezione della critica d’arte contemporanea</em>, 63, maggio 1985, pp. 15-23.</p> <p class="p1">Introduzione di Alessandro Castagnaro – <em>Renato De Fusco e la semiotica</em></p>2024-09-05T18:08:22+02:00Copyright (c) 2024 Renato De Fuscohttps://www.aisdesign.org/ser/index.php/SeR/article/view/296Semiotica e design, al futuro.2024-09-05T19:16:24+02:00Ilaria Ventura Bordencailaria.venturabordenca@unipa.it<p>Sul finire, vorremmo stilare una cronologia dei rapporti tra semiotica e design riprendendo da dove ha lasciato uno degli autori di questo volume collettivo, Alvise Mattozzi, e cioè dalla seconda metà degli anni novanta quando Floch pubblica, in <em>Identità visive</em> (1995), l’analisi del coltellino Opinel. Mattozzi ripercorre tre episodi che ritiene fondamentali per la storia che lega la semiotica alla disciplina del progetto, tutti riferiti al contributo di una personalità di spicco (Morris, Barthes e Floch) e tutti rappresentativi di differenti modi di concepire i processi di significazione, in generale, e la loro produzione da parte degli oggetti, in particolare. Nelle pagine che seguono, descriveremo alcune delle aree di studio sul design che da Floch in poi sono state battute, osservando le esplorazioni tematiche e le riflessioni teoriche che hanno caratterizzato gli ultimi venticinque anni circa di ricerca semiotica sul tema. Con nessuna pretesa di esaustività e completezza, ma con il solo intento di ricostruire sinteticamente una bibliografia di base comune alle due discipline, si proverà a delineare quali sono le ricerche in corso e le possibili linee di sviluppo future. Senza escludere il contributo che studi semiotici afferenti ad altre aree geografiche, come quella francese (proprio Floch vi apparteneva), hanno dato al design, ci si limiterà a una ricognizione della ricerca semiotica italiana, per la sola ragione che discende dalla necessità di porre confini più o meno netti a un obiettivo che sarebbe altrimenti troppo ambizioso per questa conclusione. Se una storia dei legami tra design e semiotica ha un senso, è quello di consentire il progetto di quel che ancora deve venire.</p>2024-09-05T18:22:26+02:00Copyright (c) 2024 Ilaria Ventura Bordenca