Il giorno 14 giugno è venuto a mancare Sergio Polano (1950-2022), figura di riferimento per la storia e la critica dell’architettura, del design e della grafica. Per salutarlo, abbiamo chiesto a Fiorella Bulegato, socia AIS/Design, che con Polano ha a lungo collaborato, di raccontarne il profilo, e di ricordare alcune tappe del suo ricco percorso.
Martedì 14 giugno 2022 è mancato a Cividale del Friuli Sergio G Polano, uno studioso onnivoro e mai sazio, un professore sempre motivante, un progettista acuto e sensibile, un raro pensatore libero, un mentore e un amico.
Conobbi Sergio quando, giovanissima studentessa all’Istituto universitario di architettura di Venezia, per aiutare le finanze familiari, mi insegnò il lavoro della correttrice di bozze nel neonato studio di Michela Scibilia. Iniziai così, a metà anni ottanta, una collaborazione professionale sfociata in seguito in molto altro – lavori di editing, progetti editoriali e di mostre, attività didattiche.
Sergio era nato a Livorno il 24 gennaio 1950 e, dopo gli iniziali studi di medicina a Roma, aveva preferito dedicarsi all’architettura, trasferendosi allo Iuav e laureandosi nel 1974 con una tesi dedicata a Theo van Doesburg seguita come relatore da Manfredo Tafuri. Architetto, venti giorni dopo la laurea iniziò la carriera accademica, da assistente e poi ricercatore (1974-89), collaborando in particolare con Francesco Dal Co, e contribuendo allo sviluppo della “scuola” veneziana di storia dell’architettura.
Come professore associato di storia dell’architettura contemporanea ha insegnato presso gli atenei di Udine (1989-91) e Ferrara (1991-96), al Politecnico di Milano e alla HfAK di Vienna, prima di rientrare all’Università Iuav di Venezia, dove ha tenuto più insegnamenti nel campo delle arti proseguendo fino al 2008, quando ha terminato la carriera come professore ordinario di storia dell’arte contemporanea. I suoi corsi – molto seguiti dagli studenti – hanno spaziato dalla storia dell’arte a quella delle arti decorative e industriali, dalle teorie e dalla storia del disegno industriale a quella delle comunicazioni visive, della grafica e della tipografia, ambito quest’ultimo che è diventato negli ultimi decenni il suo maggiore interesse.
Nel frattempo si è impegnato con passione all’interno della istituzione universitaria, assumendo più incarichi. Dal 1999 ha trasformato, in qualità di direttore, il corso triennale di diploma, nato a Treviso nel 1994, in corso di laurea triennale in Disegno industriale, concorrendo quindi alla nascita a Venezia della neonata Facoltà di design e arti – di cui è divenuto vice-preside – e dirigendo il debutto del corso di laurea specialistica in Comunicazioni visive e multimediali. Nominato delegato del rettore alla Comunicazione istituzionale, ha impresso una speciale connotazione alla nuova identità visiva di Iuav quando nel 2001 l’Istituto universitario muta in Università Iuav di Venezia, promuovendo il concorso internazionale “new logo Iuav”, rimasto un punto di riferimento fra le corporate identity istituzionali.
Si è dedicato ininterrottamente alla ricerca storica e alla progettazione di libri, mostre e iniziative. Ha completato più di 25 volumi, principalmente editi da Electa, molti dei quali tradotti anche in lingua inglese. Fra gli altri, nel campo dell’architettura e del disegno industriale, le monografie su Theo Van Doesburg (1979), JJP Oud (1981), Hendrik Petrus Berlage (1987), Jože Ple?nik (con A. Ferlenga, 1990), Santiago Calatrava (1997), Achille Castiglioni (2001), Michele De Lucchi (con F. Bulegato, 2004), Guicciardini & Magni (2019) e varie opere su Carlo Scarpa. Ha colmato anche altri vuoti nella storiografia italiana del settore del progetto, realizzando, fra le altre, opere come Mostrare (1988), insuperata edizione sulla storia dell’allestimento espositivo italiano, e la “coppia” Abecedario e Sussidiario (2002, 2010), raccolte di saggi sulla storia della grafica del Novecento. Non tralasciando progetti editoriali di “pubblica utilità” come la Guida all?architettura italiana del Novecento (con M. Mulazzani, 1991) e Friuli Venezia Giulia: guida critica all’architettura contemporanea (con L. Semerani, 1992) – terra con cui ha stabilito un legame mai sopito –, ha scritto più di 400 contributi, in riviste e periodici, italiani e stranieri. Dal 1996 ha fatto parte della redazione di Casabella, dove ha pubblicato frequentemente e di cui ha curato per lungo tempo il sito ufficiale casabellaweb.eu. Consistenti anche le collaborazioni con altre riviste, come Multiverso e La rivista di engramma, e, più recentemente, con l’editore Ronzani con cui aveva pubblicato da pochissimo il volume Abbecedari architettonici (2022).
Qualche mese fa gli inviai questo brano, tratto da Scritto di notte di Ettore Sottsass jr.: “Ho sempre pensato che l’architettura sia meglio chiamarla con il suo nome: architettura e non arte, come la musica si chiama musica e la poesia si chiama poesia. Mi piacerebbe che anche l’ingegneria si chiamasse ingegneria e non, come si usa spesso, architettura. […] Mi piacerebbe anche che il disegno delle mutande si chiamasse disegno delle mutande e non arte. Ho sempre pensato che sia meglio usare le parole giuste, così si sa meglio cosa si sta facendo; anche parlando e anche scrivendo” (2010).
Mi rispose: “brano molto bello, da leggere e citare agli studenti, caspita!”.
Un principio su cui riflettere: usare le parole giuste è fra le cose che ha tentato di insegnarmi. Grazie Sergio!
Fiorella Bulegato,
per AIS/Design